Nan Madol: la Metropoli perduta e sommersa nel Pacifico
AL 2023 la ricerca si interroga sulle origini misteriose di una piccola isola del Pacifico, Nan Madol dei Saudeleur. L’archeologia e l’antropologia sono solo alcune delle discipline sul campo. Le ciclopiche costruzioni realizzate con tecnologie primitive da uomini di antiche civiltà di cui si sa poco e nulla, rimangono infatti un enigma irrisolto in tutto il mondo, anche qui nell’Oceano Pacifico, che pone molti interrogativi.
Esiste una città semisommersa, sul margine sud orientale di un isola della Micronesia Occidentale (Temwen al largo di Pohnpei – arcipelago delle Caroline) che ha tutte le caratteristiche misteriche per poter alimentari dubbi ed enigmi che ci portano lontani nel tempo.
Possenti piattaforme artificiali, poggiate direttamente sulla barriera corallina creano la base per un insieme architettonico che si espande su decine di isolotti collegati tra di essi da canali. Il materiale da costruzione è costituito da basalto colonnare dalla tipica forma esagonale oppure ottagonale dovuta ai processi di raffreddamento di lontane eruzioni vulcaniche, che in questo caso sono fortemente presenti nell’isola maggiore.
Strati sovrapposti di lastre basaltiche edificano mura ed ogni altra costruzione, per un totale di migliaia di tonnellate di pietra, i cui singoli blocchi arrivano a pesare molte decine di tonnellate. Questa misteriosa città perduta ed enigmatica, come altre similari in giro per il mondo, ha solo trovato ipotetiche spiegazioni, legate al mito de suoi fondatori, i fratelli Olisihpa e Olosohpa capaci di far levitare le pietre con l’aiuto di un essere sovrannaturale che scelsero questo posto per erigere un altare per adorare Nahnisohn Sahpw, il dio dell’agricoltura. Agricoltura tra le culture micronesiane pochi secoli prima di cristo in un’isola distantissima dai continenti?
Le origini dell’Isola di Nan Madol
Da uno dei fratelli ebbe origine la dinastia dei regnanti chiamata Saudeleur (nome della capitale), che rimase attiva sino al XVI secolo, periodo dal quale iniziò la decadenza del luogo, probabilmente in seguito a qualche problema a noi ignoto subentrato all’epoca. Con questa dinastia si definisce un tipico esempio, di società fortemente stratificata con un potere accentrato, testimoniato dalla difformità di ampiezza dei palazzi e delle abitazioni, quindi qualcosa di simile alle grandi civiltà del passato e caratteristico di una forte gerarchizzazione sociale.
Al sovrano erano destinati i frutti del mare e della terra raccolti altrove e donati da una popolazione devota e sottomessa, di cui non sappiamo nulla. La mappa della città comprende, oltre alle mura megalitiche, strade, templi, altari, palazzi destinati ai sacerdoti e alla nobiltà, magazzini e cripte funerarie, su una superficie di circa 20 kilometri quadrati.
Ma la sua estensione sembra ampliarsi in profondità marine difficilmente raggiungibili come testimoniato da ricercatori subacquei ed esploratori di tutto il mondo. Interessante l’uso dei molteplici canali artificiali che oltre a facilitare la circolazione dovevano consentire l’ingresso nella città dell’ anguilla sacra (Nan Samwhol), un tramite tra uomini e Dei, cui erano periodicamente destinati i sacrifici di grosse testuggini marine.
Una civiltà perduta del Pacifico
Queste strutture rare se non uniche a livello architettonico, hanno riproposto nella fantasia dei ricercatori non ortodossi il mito di civiltà scomparse come: Atlantide, Lemuria o Mu. Il sito, patrimonio dell’umanità Unesco dal 2016, è stato oggetto di ricerche archeologiche che hanno consentito di rintracciare presenze umane sin dal 200 a.C. e risulta ormai disabitato da parecchi secoli. Il luogo ha anche la fama di città o isola maledetta, questo appellativo è spesso originato da morie generali o catastrofi di vario tipo. In effetti un’epidemia avrebbe facilmente falciare il popolo dell’isola in breve tempo.
Il 16 Settembre 2019 è stata effettuata un’analisi profonda della zona, con foto è una analisi LIDAR effettuate da un consorzio di università, tra cui si posso ricordare la Johns Hopkins University di Baltimora e la Stanford University. I ricercatori hanno “radiografato” il misterioso isolotto di Temwen, parte dell’Isola di Pohnpei nell’Oceano Pacifico.
Perché un intero consorzio di prestigiosissime università si prodiga tanto per studiare questo luogo?
Perché spenderebbe un capitale per radiografare uno scoglio disperso nell’Oceano ad oltre 1000 km dalla terra più vicina?
Proviamo ad elaborare una teoria; essi potrebbero farlo perché si rendono conto che quell’isola nasconde un segreto importantissimo che attende ancora di essere “svelato in maniera ufficiale” al mondo intero.
Ma di cosa stiamo parlando esattamente?
Temwen giace in parte sott’acqua su circa 100 isolotti artificiali, costruiti interamente da qualcuno che viene solo teorizzato aver cominciato a popolare l’isola qualche secolo prima di Cristo, ma i conti non tornano da subito.
Noi oggi la chiamiamo con il nome di Nan Madol, ma chi l’ha fondata veramente ed a quando risiede l’insediamento?
A dire il vero, dall’acqua emergono solo alcune rovine, infatti il mare ha quasi completamene ricoperto un lato della città. I ricercatori sanno benissimo che imputare ad un popolo vissuto per meno di 2000 anni la costruzioni di tali strutture, in questo caso, lascia il tempo che trova e pone nuovi enigmi.
Perché?
Perché gli esami geologici ci dicono che l’Isola non è sprofondata negli ultimi 2000 anni. La città di Nan Madol si trova sotto il mare perché l’Oceano Pacifico si è innalzato e questo sappiamo bene quando è avvenuto. Tutti i dati in nostro possesso, ci dicono che l’innalzamento dei mari di tutto il mondo sia avvenuto solo con l’ultimo disgelo glaciale, avvenuto circa 14.000 anni fa. Questo vorrebbe dire che, per essere finita sotto il mare, Nan Madol deve essere stata costruita oltre 14.000 anni fa! E che fu colonizzata successivamente dai Saudeleur.
Ma questo contrasta con tutto quello che finora si è detto sulla storia dell’uomo, incluso sulle civiltà del Pacifico.
Cosa ha rivelato la radiografia LIDAR dell’isola?
Ha rivelato che la città di Nan Madol è molto più grande di quello che si pensava anche solo qualche anno fa, infatti, prima si pensava che la città era composta solo dagli isolotti e non dalla parte coperta dall’acqua. Siamo davanti anche ad un’altra scoperta, infatti, un’altra parte della città si trova sotto la giungla limitrofa estendendola per altri km quadrati ancora sconosciuti.
Queste “nuove dimensioni” fanno di Nan Madol una vera metropoli dispersa sotto l’oceano, affondata in tempi immemori, fondata da una civiltà sconosciuta e ad oggi un grande mistero senza apparenti soluzioni. Ma che senso ha costruire una metropoli a 1.000 chilometri dalla terraferma in un’epoca così remota?
Quale civiltà esisteva nell’Oceano Pacifico capace di costruire qualcosa di simile?
Queste domande mi portano ancora una volta all’accaduto sull’Isola di pasqua su cui ho scritto articoli e fatto video, anche in quel caso una parte dell’isola è sott’acqua ed una parte è stata spazzata via da uno tsunami.
Cocnlusioni
Sono sempre più convinto che il Pacifico è stato sferzato da un cataclisma terrificante che ha distrutto isole, popolazioni e il retaggio di superstiti di una civiltà ancora più antica e più evoluta, con grandi conoscenze tecniche ed a volte terrificante agli occhi degli altri uomini, che pretendeva in tutto il mondo sacrifici enormi a livello sociale per la costruzione delle loro dimore e templi, ma anche veri e propri sacrifici rituali, animali ed umani, forse gli stessi semidei giganti che in Egitto ed in Mesoamerica riuscivano a far levitare giganteschi massi ed a produrre terrificanti armi ed energia con strumenti apparentemente rudimentali, ma efficienti. A seguire il video completo.
Vedi anche il video e sui Chakapoyas e l’Isola di Pasqua.
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