I diavoli della Zisa
Nel 2014 scrivevo questo articolo “I Diavoli della Zisa” con annesso reportage di foto per un network giornalistico romano. Oggi ho deciso di riprenderlo e ripubblicarlo perchè sempre attuale e chiarificatore.
I famosi diavoli della Zisa di Palermo, si trovano appunto nel palazzo o castello della Zisa, una delle più antiche architetture arabo-normanne esistenti. La costruzione cominciò nel 1165 sotto Guglielmo (detto il Malo). Egli non riuscì a terminare l’opera. Guglielmo II (detto il Buono) la terminò dopo circa un decennio. Il giardino di questa residenza estiva reale, si estendeva fino ad Altofonte e si chiamava il Genoardo (dall’arabo Jannat al-aro ovvero “giardino o paradiso della Terra”); insieme alle quattro Cubole dei quattro angoli dell’altro giardino reale dove si trova l’altra residenza reale, la Cuba, formano la più importante e bella area arabo-normanna della città di Palermo e rappresentano una delle poche aree di quell’epoca ancora in discrete condizioni in tutto il Mediterraneo.
Le origini della leggenda
I diavoli della Zisa, appartengono alla tradizione popolare della città palermitana, infatti da secoli ormai, si parla della leggenda secondo cui chi decifrerà il loro numero esatto il giorno dell’Addolorata, avrà rivelato da essi, il luogo segreto dove sarebbe custodito un leggendario tesoro in monete d’oro. Tale leggenda ricorda in pratica la famosa pentolaccia d’oro degli gnomi, anch’essa contenente monete d’oro, che si troverà solo riuscendo ad arrivare al luogo da cui nasce un arcobaleno.
Le origini precise della leggenda dei diavoli e del Tesoro da loro custodito, non è chiara e quindi ben conosciuta; ma la leggenda narra di due innamorati perseguitati dal sultano di Sicilia durante la dominazione arabo-moresca, i quali furono protagonisti di una serie di eventi che vedremo tra qualche istante.
La principessa di nome Al-Aziza (la magnifica) era innamorata di un giovane nobile e voleva coronare il suo sogno d’amore, ma ovviamente il sultano non era d’accordo; i due, datisi alla fuga non riuscirono a sfuggire a lungo prima di farsi catturare in un luogo preciso, davanti il palazzo reale della Zisa, dove lanciarono un incantesimo che permise loro di nascondere l’intero patrimonio (dote della principessa) in monete d’oro in un nascondiglio segreto; lì secondo la tradizione, solo un prescelto capace di rompere l’incantesimo, avrebbe potuto trovare l’oro. I due giovani vennero poi catturati e condannati a morte e qui finisce la loro parte nella leggenda.
I diavoli della Zisa
La tradizione popolare aggiunge anche, che per poter rompere l’incantesimo e trovare il famigerato tesoro della Zisa, bisogna contare il numero esatto dei famosi diavoli di un affresco, che si troverebbe nel punto dove i due giovani lanciarono l’incantesimo. Questo luogo è situato sulla facciata frontale del palazzo dove il Re riceveva la sua corte e dove si trova il piccolo affresco (grande circa 1,5m per 50cm) dipinto nella volta di un arco.
Sempre secondo la tradizione popolare, i cosiddetti diavoli della Zisa, non possono essere contati in numero esatto, perché ogni qual volta si prova a contarli, essi sembrerebbero di numero diverso (in realtà il numero di 20 è da sempre conosciuto ed essi altri non sono che le raffigurazioni degli Dei dell’Olimpo, così come spiegò lo storico siciliano Giuseppe Pitrè). Ad alimentare la leggenda sull’immagine il fatto che la conta degli Dei olimpici risulta difficile a causa di una concomitanza di fattori: la prospettiva da cui si guardano, la distanza da cui si osservano e soprattutto il fatto che tutte le figure dell’affresco hanno dimensioni differenti e in parte sono dipinti a mezzo busto nascosti dalle nuvole.
La leggenda
La leggenda ha avuto una valenza importante per spiegare la natura del nome dello stesso palazzo reale (voluto da Guglielmo il Malo per competere con le costruzioni fatte dal padre). Il nome stesso della Zisa (A-Ziza che letteralmente vuol dire “la magnifica”) ha lo scopo di enfatizzare la magnificenza dell’architettura del palazzo, all’interno del quale sono custoditi incredibili paraventi in legno intarsiato e i famosi muqarnas arabi.
Quest’ultimi sono una sorta di soffitti a forma di piccole stalattiti intervallate da nicchie, e, più importante di tutti, un sistema di areazione e ventilazione che fa invidia ai migliori impianti di aria condizionata attualmente in funzione. Per quanto riguarda i diavoli della Zisa, abbiamo quindi appurato in conclusione, che si tratta di 12 figure precise che rappresentano le principali divinità dell’Olimpo greco-romano, più altre 8 minori di cui una è affiancata a quella che dovrebbe essere Afrodite e dovrebbe rappresentare quindi Eros. Questi Dei, vennero quindi chiamati diavoli dalla popolazione ignorante dell’epoca. Questo avvenne per le loro caratteristiche: il forcone di Nettuno usato spesso nelle raffigurazioni del Lucifero infernale e le corna caprine di Pan e di alcuni satiri.
Articolo del 19 giugno 2004 – precedentemente pubblicato su Seven Network.
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