L’incredibile racconto di Jan Wolski: l’Incontro con Esseri Extraterrestri
RAPIMENTO ALIENO (ABDUCTION) DI JAN WOLSKI, Polonia, 1978
Data: 10 maggio 1978
Luogo: Emilcin, Polonia
Nel 1978, Jan Wolski, un contadino polacco di 71 anni residente ad Emilcin, stava tornando a casa a bordo di un calesse trainato dal suo cavallo. Mentre attraversava un sottobosco, notò due strani esseri, alti circa 1,5 metri, che camminavano lungo il sentiero. Questi esseri, con volti verdastri, occhi a mandorla, una fessura al posto della bocca e indossando uniformi nere simili a quelle dei subacquei, saltarono sul suo carro.
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Wolski sentì che gli esseri comunicavano tra loro in una lingua sconosciuta, con voci acute e rapide. Raggiunta una radura, il contadino vide un oggetto volante non identificato, bianco e lucido, sospeso a circa 5 metri da terra. L’oggetto, simile a un autobus, non presentava dettagli evidenti come luci o giunture, ma aveva quattro strutture rotanti agli angoli che emettevano un ronzio.
Improvvisamente, Wolski fu attirato all’interno dell’oggetto. Una porta, precedentemente invisibile, si aprì e una piattaforma simile a un ascensore scese per prenderlo. All’interno, l’ambiente era scuro e privo di finestre, illuminato solo dalla luce che entrava dalla porta. C’erano anche otto “sgabelli” fissati alle pareti e un essere che maneggiava dei bastoncini, inserendoli in fori presenti sulle pareti.
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Gli esseri chiesero a Wolski di spogliarsi e lo scannerizzarono con dispositivi a forma di piattini. Mostrando particolare interesse per la sua cintura di cuoio, gli offrirono del cibo, ma lui rifiutò. Notò anche che alcuni corvi nel pavimento sembravano immobilizzati.
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Dopo l’esame, gli esseri gli fecero segno di rivestirsi. Wolski, senza paura, sorrise e si inchinò, ricevendo un gesto simile in risposta. Ritornò sulla piattaforma, che scese rapidamente fino a pochi centimetri da terra. Quando riprese il cammino verso casa, non vide l’oggetto allontanarsi, ma un bambino del villaggio riferì di aver visto una “piccola casa” volare via con un rumore simile a un tuono.
Vedi anche l’articolo: L’incidente UFO di Livingston
Il confronto tra il caso di Jan Wolski con il caso italiano della Signora Dainelli
Il fenomeno delle abduction ha sempre suscitato un mix di fascino e scetticismo, con storie che variano enormemente a seconda delle testimonianze. Due casi emblematici sono quelli di Jan Volski e della signora Rosa Dainelli, che, pur appartenendo a contesti diversi, offrono spunti interessanti per un confronto.
Jan Volski, un contadino polacco, ha raccontato di essere stato rapito da alieni che hanno usufruito di un passaggio con il suo carro. La sua esperienza è caratterizzata da descrizioni dettagliate di esseri bassi, con pelle grigio verdastra o verde e occhi grandi sullo stile o simile a quelli della più famosa razza dei Grigi, che lo hanno condotto a bordo di un’astronave.
Volski ha parlato di esperimenti medici, in parte sullo stile di altre famose interazioni aliene, soprattuto del Sud america, suscitando l’interesse di ufologi e scienziati. La sua narrazione è intrisa di elementi tecnici e di una certa freddezza analitica tipica degli slavi e dei polacchi, come se fosse un testimone di un evento scientifico.
D’altro canto, la signora Rosa Dainelli, una donna italiana, ha raccontato una storia interazione aliena che si discosta radicalmente da quella di Volski. La sua esperienze è permeate di emozioni di pochi istanti di incontro o forse sarebbe più corretto dire scontro, con un forte accento sulla paura e la vulnerabilità di un adonna che viene rapinata. Rosa descrive l’incontro con esseri piccoli con un caschetto ed un atuta simile a quella di un saldatore industriale. Vedi anche articolo: Rosa Dainelli, la donna derubata dagli alieni
A differenza di Volski, che sembra affrontare la situazione con razionalità sconcertante, Dainelli esprime una profonda angoscia e un senso di frustrazione, rendendo la sua testimonianza più umana e toccante, ma anche per certi versi più assurda ed inverosimile.
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Mentre Volski sembra essere uno “sperimentatore” consapevole dell’interazione, Rosa rappresenta la vittima innocente di forze sconosciute. Questa differenza di approccio potrebbe riflettere non solo le personalità dei testimoni, ma anche le diverse culture da cui provengono.
In sintesi, i casi di Jan Volski e Rosa Dainelli offrono uno spaccato affascinante sul fenomeno delle abductions. Mentre Volski rappresenta un incontro razionale e analitico con l’ignoto ed un rapimento quasi consensuale, Dainelli incarna la vulnerabilità e la paura di fronte a ciò che non si comprende e che può rivelarsi aggressivo, seppur nel caso specifico non malvagio o violento.
Queste due prospettive, pur divergenti, arricchiscono il dibattito sugli incontri extraterrestri, suggerendo che le esperienze umane con l’ignoto possano variare enormemente, plasmate da fattori culturali e personali. Ma i due eventi hanno anche alcuni aspetti comuni, come l’altezza, la tuta indossata, seppur di colore diverso, il caschetto, gli occhi a mandorla e l’apparente tecnologia degli oggetti non molto più avanzata della nostra.
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Dopo l’Abduction di Wolski
Quando Wolski e altri tornano nella radura, l’oggetto non era più presente, lasciando solo un’area erbosa che, per anni, non crebbe più vegetazione. Jan Wolski morì nel 1990, ma la sua straordinaria storia divenne famosa grazie a un libro polacco ed ancora oggi è considerata una dele abduction o incontri alieni più documentati e richci di dettagli della Polonia.
VVedi anche l’articolo: L’incredibile storia dell’addotto e contattista
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