La misteriosa piramide etrusca di Bomarzo
Oggi vi voglio parlare della misteriosa piramide etrusca di Bomarzo, luogo che purtroppo, nonostante l’impegno, non sono ancora riuscito a visitare. durante un’escursione sono arrivato a soli 2 km dal posto, ma sono dovuto tornere indietro per l’ora ormai tarda e l’imbrunire e quindi sono dovuto rientrare a Roma.
Nel 1991, qualcosa attira l’attenzione degli abitanti di Bomarzo nel fitto della macchia boscosa: un grande Sasso del Predicatore che svetta dal terreno è li con tutta la sua maestosità, ma completamente coperto da vegetazione, alcuni anziani delle campagne lo conoscono già da tempo, ma non è minimamente valorizzato perchè non è nel loro interesse e a parte il mito tramandato, non ne conoscono origine, storia e valore culturale, di queste rocce se ne conoscono diverse, anche se più piccole e vennero etichettate come i Sassi del Predicatore per un motivo preciso.
Piramide etrusca o sasso del predicatore?
I Sassi del Predicatore sono riscontrabili spesso nella Tuscia e in territorio etrusco più in generale e consistono, essenzialmente, in monoliti di dimensioni variabili, lavorati con dei gradini che conducono alla sua sommità. La presenza di questo Sasso del Predicatore nei boschi di Bomarzo, in realtà, era nota agli anziani del luogo praticamente da sempre, come ho già detto in precedenza. Ciò che distingueva però questo esemplare dai suoi “fratelli” sparsi sul territorio, era la notevole grandezza che implicava un ruolo importante del luogo.
Nel 2008 un contadino che ama passeggiare tra i boschi, si imbatte in qualcosa di insolito e comincia a spostare rami e a scavare la terra tutto intorno a questo enorme sasso, scoprirà quella che oggi viene chiamata la piramide etrusca di Bomarzo, in realtà sembra un altare sacrificale molto più antico.
Il giovane contadino di nome Salvatore Fosci, conosce bene il territorio e scoprirà altri resti sparsi per tutta la zona, si tratta di un agricoltore con la grande passione per le passeggiate e l’esplorazione del territorio. Oggi la piramide, è oggetto di turismo e studi, ma rimane ancora un mistero.
Un luogo che sembra uscire da una leggenda
Situata nel cuore della Tuscia, nell’omonima località, il misterioso monolite, detto piaramide etrusca di Bomarzo, si eleva sulla vetta di una bassa collina che sovrasta il magnifico panorama della Valle del Fosso. Un luogo non troppo distande dal piccolo paese. Lo splendido sentiero che si deve percorrere per raggiungerlo costeggia la famosa necropoli di Santa Cecilia, con le sue tombe monumentali e le imponenti sculture della villa dei Mostri di bomarzo, su cui scriverò in futuro un dettagliatissmo articolo, dato che ho avuto il grande piacere di poterla visitare tutta quanta e con calma, documentando abbondantemente con fotografie e brevi filmati.
Vedi anche questo articolo molto interessante: La Civiltà Olocenica
La piramide etrusca di Bomarzo
La Piramide etrusca di Bomarzo, raggiunge un’altezza di ben 16 m nel suo punto più alto e veniva utilizzata dai sacerdoti Etruschi (secondo la storia ufficiale) per la celebrazione di rituali sacrificali in onore delle divinità degli Inferi, esattamente come avveniva sul colle vaticano prima della fondazione di Roma, ed ancora oggi (sempre secondo la storia ufficiale) conserva gran parte dei suoi tratti originari.
E’ possibile però, che le sue vere origini siano altre e risalgano addirittura ai tempi dei Rinaldoniani, un popolo marinaio di uomini giganti considerati gli antenati dl popolo etrusco, provenienti quindi da altrove, forse dall’Anatolia e l’Egeo, approdando nella zona della Toscana e del Lazio probabimente 5000 anni a.C., essi erano quindi un’antica civiltà protostorica dedita alla costruzione di altari votivi e piccoli osservatori astronomici, che alcune testimonianze (fra cui l’Antico Testamento) collocano nelle terre viterbesi intorno all’anno 4000 a.C..
Altre fonti attribuiscono alla piramide il ruolo di marcatore territoriale, ovvero una struttura che tra i suoi ruoli aveva quello di segnare il territorio, soprattutto per chi si voleva addentrare, in pratica aveva lo stesso ruolo di alcuni tipi di Totem. Per alcuni studiosi il monolite era semplicemente un altare votivo dedicato al culto del volo degli uccelli o alla divinazione del cielo, cosa che mi sembra alquanto strana e poco credibile.
La struttura rocciosa
La struttura rocciosa è di fatto una piramide tronca, che ricorda in alcuni tratti quelle della civiltà Maya ed Azteche. Sul suo costone sono stati ricavati diversi sedili o forse gradini per uomini più alti o addirittura giganti, delle piccole nicchie e una serie di gradini che permettono di raggiungere i due altari intermedi e quello al vertice della piramide.
Salendo lungo la Piramide Etrusca è possibile osservare anche una serie di canali che molto probabilmente erano stati scavati per facilitare la raccolta dei liquidi versati durante i riti sacrificali, la cosa può sembrare macabra ma era importantisisma e assolutamente logica. Sono presenti inoltre una serie nicchie profonde circa 15 cm destinate conn molta probabilità (sempre secondo la storia ufficiale) ad accogliere strumenti di culto.
Non è affatto improbabile, che la sua lavorazione si può collocare intorno al VII-IV a.C., tuttavia alcune tesi considerate più azzardate e coraggiose, retrodatano la Piramide al Periodo Villanoviano (XI a.C.) degli etruschi. Ipoteticamente, si potrebbe immaginare una lunga tradizione nella venerazione dei questo masso vulcanico dalle fattezze uniche, estendendo il culto in forma primitiva fino alla fase Proto-Villanoviana e alla Cultura di Rinaldone (IV a.C.-III millennio a.C.), poi forse fu abbandonata, almeno dal punto di vista dei rituali e dei sacrifici.
Gli studi della Piramide estrusca
Su questa piramide o sasso del predicatore, sono stati svolti molti studi, tra cui anche di carattere archeoastronomico, che hanno messo in luce quanto la sua disposizione possa renderla perfettamente compatibile con l’impiego tipico delle piramidi Maya e delle Ziqqurat sumere: quello di osservatorio astronomico. Dalla sua sommità, è infatti possibile osservare non solo i movimenti del Sole e della Luna, ma anche avere una visione privilegiata delle due stelle Sirio e Antares.
L’orientamento della sommità verso Nord Ovest -ovvero la direzione in cui gli antichi identificano la dimora degli dei degli inferi- ci suggerisce, un utilizzo da altare destinato ai sacrifici rituali. Alla luce di questa informazioni, possiamo sostenere che i canaletti e le vaschette laterali assumeono chiaramente una funzione di vie di scolo per liquidi sacrificali (compreso, come alcune teorie suggeriscono, sangue umano -teoria su cui ho molti dubbi, soprattutto per quanto concerne gli Etruschi- o animale).
L’ascesa verso le stelle
Salendo il primo gradino possiamo provare senimenti contrastanti ed un senso di piccolezza davanti a quella maestosa scalinata, ma man mano si sale in alto le cose cambinao, poi ci si ritrova proiettati verso l’alto, come acadeva per piramidi e ziggurat. Ai lati del masso si notano delle fossette rettangolari, forse destinate a fissare un presunto corrimano e coperture in legno a protezione dell’altare? La domanda potrebbe rimanere irrisolta.
Voltandosi e guardando verso il basso, una volta arrivati in cima, si ha l’impressione di essere davanti ad un’enigma dalla doppia faccia, di un viaggio in scala su di un promontorio di simboli sconosciti e tutti da interpretare come dicono molti studiosi che vi hanno messo piede. La montagna, in tutte le antiche culture, ha rappresentato il paradigma della sacralità e le piramidi rappresentanomontagne artificiali e sacre.
Nel Giappone antico la cima dei monti veniva considerata la dimora dei kami, gli dei locali, mentre per il taosimo il Maestro Immortale per eccellenza era colui che era entrato nel cuore della montagna dischiudendone i segreti.
Salendo la gradinata
Forse anche per gli Etruschi o chi li ha preceduti il significato era il medesimo? Negli ultimi gradini il panorama della Tuscia si apre davanti ai nostri occhi in tutta la sua bellezza. Secondo gli studiosi in cima c’è un odore tenue ma distintivo, ma nessuno specifica di che odore si tratti. Sembra di inalare l’aria pregna di oscurità e infiltrazioni acquatiche (in pratica putrescenza della terra), che si respira nei sepolcreti e negli antichi luoghi ipogei tipici anche degli Etruschi, pur trovandosi elevati nel mezzo del cielo.
Poggiando le mani sulla nuda roccia sotto il sole, dicono coloro che ci sono saliti con la giusta atmosfera, posando le mani questo enorme sasso nato dall’eruzione del vulcano Cimino più di 800.000 anni fa, lascia penetrare il calore emesso nei palmi delle mani, una strana sensazione energetica positiva.
Un ricercatore che vi è salito sopra dice “Chiudo gli occhi, inalo quelle particelle dall’odore sotterraneo. Penso alla gradinata appena scalata, alla geometria sbagliata della Piramide, all’ascensione verso l’altro, ai monoliti…e incomincio a formulare dei collegamenti. Mi trovo per un istante improvvisamente a casa, nei Castelli Romani, sulla cima del Monte Tuscolo.”. Seguirà un articolo proprio su quest’altro luogo significativo e permeato di magia e natura. Vedi anche articolo a seguire:
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