Le rovine di Khara-Khoto nel mezzo del deserto del Gobi
Nella zona più occidentale della Mongolia Interna, nel mezzo del deserto del Gobi, si trovano le rovine di Khara-Khoto, qui un tempo sorgeva un regno prospero e dai più dimenticato. Era un centro di apprendimento religioso, d’arte e commerciale. Ma tutto ciò che rimane ora sono i bastioni fatiscenti che un tempo proteggevano la città, alcuni edifici di fango in frantumi e ossa sparse sbiancate dal sole desertico che non lascia scampo e si prende tutto. Per certi versi il ruolo di questo insediamento rimane parzialmente misterioso, ma a me ricorda molto quello delle magioni Templari.
La città sulla via della seta e i Mongoli
Khara-Khoto, o “città nera” in lingua mongola, fu fondata nel 1032 d.C. in pieno medioevo, come capitale della dinastia Xia occidentale (1038–1227) e presto divenne un fiorente centro commerciale tra i più importanti della via della Seta. In essa erano prodotte diverse forme di arte ed artigenato originali e c’era una grande produzione di cibo, soprattutto allevamento di bestiame.
La città fu catturata da Gengis Kahn nel 1226, ma invece di essere devastata come faceva di solito l’Orda d’Oro del Khan con le città catturate, Khara-Khoto fiorì sotto il dominio mongolo e divenne un loro centro cruciale. Durante il tempo di Kublai Khan, la città si espanse fino a tre volte la sua dimensione originale e fu persino menzionata da Marco Polo nel suo diario di viaggio, dove viene citata con il nome Tangut di Etzina:
Quando lasci la città di Campichu, cammini per dodici giorni e poi raggiungi una città chiamata Etzina, che è verso nord, sull’orlo del deserto sabbioso; appartiene alla provincia di Tangut. Le persone sono idolatre e possiedono molti cammelli e bovini e il paese produce un certo numero di buoni falchi, sia Sakers che Lanners. Gli abitanti vivono della loro coltivazione e del loro bestiame, poiché non hanno alcun commercio. In questa città devi necessariamente fare provviste per quaranta giorni, perché quando lasci Etzina, entri in un deserto che si estende per quaranta giorni di viaggio verso nord, e sul quale non incontri alcuna abitazione né luogo di ristoro.
Marco Polo
Sotto i Mongoli, il popolo Tangut poté godere di un’esistenza pacifica per quasi 150 anni, fino a quando la dinastia Ming pose l’assedio alla città nel 1372.
La caduta di Khara-Khoto ridotta in rovine
Nessuno sa esattamente come cadde Khara-Khoto, esistono tre ipotesi plausibili, ch enon si escludono l’una con l’altra e che rimangono comunque tutte valide:
- la Prima vuole che la città sia stata semplicemente, gradualmente abbandonata, ineffetti il deserto dei Gobi e minaccioso e muta continuamente i suoi confini, il fiume potrebbe essersi spostato nel suo percorso ed aver peggiorato la già comunque difficile vita cittadina, il clima potrebbe essersi aridificato ancor di più, ecc..
- La seconda ipotesi parla di un cambio radicale delle rotte commerciali, che avrebbero portato al graduale abbandono del passaggio da questa città fiorente, portandola ad una lenta agonia commerciale e quindi ad un lento abbandono e declino.
- l’ultima ipotesi parla di aspri conflitti regionali in cui la città fu centro di controversie ed aspre battaglie.
Una leggenda locale afferma che gli astuti sovrani Ming deviarono il fiume Ejin, l’unica fonte d’acqua della città, che scorreva appena fuori dalla fortezza, privando così le truppe e gli abitanti della città dell’elisir vivificante. Mentre le truppe Ming soffocavano la città senza nemmeno aver bisogno di mettere piede all’interno delle sue mura, la gente di Khara-Khoto si rese conto che doveva fare una scelta terribile: morire di sete o affrontare i soldati Ming in combattimento. Se la prima era morte certa, la seconda lo era quasi, ma lasciava comunque uno spiraglio di possibile sopravvivenza.
Un racconto parallelo e poco credibile
Si suppone che un Generale mongolo di nome Khara Bator divenne così pazzo per questa situazione che uccise sua moglie e i suoi figli prima di suicidarsi. C’è un’altra versione della voce secondo cui Khara Bator fece una breccia nell’angolo nord-occidentale delle mura della città e fuggì attraverso di essa.
Quando i soldati Ming alla fine attaccarono, massacrarono non solo la popolazione rimasta ma anche tutto il bestiame e i cavalli. Dopo questa sconfitta, Khara-Khoto fu abbandonata e cadde in rovina. In pratica i Ming della Cina fecero all’insediamento ormai Mongolo, ciò che i Mongoli avevano fatto per secoli a quelli cinesi.
La riscoperta della città durante la spedizione di Pyotr Kuzmich Kozlov
Il sito fu riscoperto all’inizio del XX secolo da una spedizione mongolo-Sichuan sotto il comando dell’esploratore russo Pyotr Kuzmich Kozlov. Durante gli scavi iniziali, la spedizione ha scoperto oltre 2.000 libri, pergamene e manoscritti in lingua Tangut, documenti importantissimi e poco conosciuti. Questi tesori furono rimandati a San Pietroburgo insieme a statue, testi e xilografie buddiste che furono trovati in uno stupa fuori dalle mura della città, stranamente in discrete condizioni. Ho trovato interessanti immagini da mostrarVi, ma sono tutte coperte da Copyright e quindi non posso esporle, ma posso dirvi che fanno parte di una collezione giapponese..
Ulteriori scavi hanno portato alla luce molte altre migliaia di manoscritti, libri, nonché oggetti di uso quotidiano, strumenti di produzione e arte religiosa. Molti di questi libri e xilografie costituirono la base per la ricerca sulla lingua Tangut, scritta in caratteri Tangut negli anni successivi.
Ora tutto ciò che rimane di questa grande città sono bastioni alti 30 piedi, alcune pagode alte 40 piedi e quella che sembra essere una moschea appena fuori dalle mura della città, indicando che c’erano musulmani tra le persone governate dal Tangut.
L’Arazzo culturale rinvenuto tra le rovine di Khara-Khoto
Gli sforzi degli scavi archeologici nella città in rovina, hanno portato a scoperte molto interessanti, un mosaico culturale incredibile, formato da gente di tutti i luoghi, tutti i culti religiosi, diversità artistica e convivenza pacifica in quella che era un gigantesco mercato incentrato intorno a luoghi mistici, religiosi e culturali in senso stretto, l’etnie convivevano pacificamente, buddisti, musulmani, politeisti e persino qualche cristiano vi dimoravano senza problma alcuno, si trattava di una città utopica, è forse questo potrebbe esser stato un quarto motivo per cui essa venne infine distrutta o costretta all’abbandono. Ma non approfondirò ulteriormente questo aspetto.
Seppur il culto principale, originario e più seguito fosse il buddismo, ci sono prove di spazi religiosi di altri culti, come abbiamo visto sopra per esempio una moschea per gli islamici. Tra le opere più importanti rinvenute nelle rovine e custodite nei musei, ci sono vasi, contenitori, opere scultoree, bassorilievi, pitture murali e tanto altro ancora, ma rimangono i suoi libri la più importante opera ritrovata, li vi è anche custodita parte della storia di questi luoghi, delle culture, delle cronache e delle arti.
Un viaggio verso l’impero perduto
Attraverso i grandi deserti della Cina Ningxia, Mongolia Interna e Gansu. Una spedizione deve farsi strada intrecciando percorsi sconosciuti della Via della Seta, sulle orme del misterioso e potente regno buddhista della dinastia Tangut attraverso un’incredibile varietà di deserti.
Partendo dal capoluogo della regione autonoma del Ningxia: Yinchuan, sede dei mausolei reali degli imperatori della dinastia barbara, proseguendo poi fino all’antica moschea di Tongxin e al singolare tempio Gao di Zhongwei.
Raggiunto l’estremo nord della Mongolia interna nel deserto dei Gobi vi ritrovate a Khara-Khoto, la città di Etzina che appare come ho precedentemente detto nel Milione di Marco Polo, attraverso le straordinarie Montagne Arcobaleno del Parco Geologico Zhangye-Danxia e le gigantesche dune del Badain Jaran. Questo è il secondo deserto più grande della Cina, peculiare e misterioso più del primo a causa della presenza di circa 140 laghi di orgine non ancora chiara.
Un regno perduto ed immagini false
Forse siamo davanti ad un regno perduto molto più complesso della sola città di Khara-Khoto, forse quei laghi segnano ciò che rimaneva un tempo di un luogo che era completamente diverso, da li si estendevano grandi fiumi che arrivavano fino alla Cina in epoca post glaciale e che generarono le grandi civiltà della Valle dell’Indo, seppur scorrendo in questo caso in direzione opposta, forse anche in quei luoghi grazie all’abbondanza di acqua dolce e probabilmente di una rigogliosa prateria, una civiltà dedita alla pastorizia e l’agricoltura erano fiorite e su quel ricordo nacquerò le nuove culture locali, incluso molto più tardi quella della dinastia Tangun.
Ti consiglio di leggere l’articolo seguente che parla proprio della nascita delle civiltà dell’Indo di conseguenza allo scioglimento dei ghiacci Tibetani.
D’altra parte oggi sappiamo che il deserto dei Gobi è pieno di rovine di luoghi praticamente sconosciuti o quasi, insediamenti, templi, ecc.. Ma facciamo attenzione, perchè in questo periodo girano molte immagini false delle zone del deserto dei Gobi, realizzate con IA, molte delle quali rappresentano monoliti rocciosi con: scavi, arcate, scalinate, ecc., soprattutto presenti su Tik tok.
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