La civiltà olocenica e la nascita delle culture post glaciali
Con l’avvento dell’ultima era, quella dell’Olocene le nuove civiltà che sorgono nel Mondo ormai scoperto dai ghiaggi, in particolar modo in Europa, prendono il nome di civiltà olocenica, anche se in realtà le molte sfaccettature e diversità etniche ci dovrebbero portare a suddividerle per zone e culture da subito, ma questo non viene fatto nel mondo degli studi accademici.
Qualche anno fa, questo articolo veniva pubblicato su un Network romano, oggi ve lo ripropongo non solo perchè sempre valido ed interessante, ma perchè da allora non sono state fatte scoperte significative che potrebbero portare a modifiche storiche o a mie personali interpretazioni diverse dalle precedenti. L’articolo è invariato, fatta eccesione il titolo che è stato rivisto e l’aggiunta di questo primo paragrafo.
Secondo l’archeologia ufficiale, la prima civiltà del mondo ad essere fiorita, è stata quella tra il Tigri e l’Eufrate, stabilitasi in via definitiva in loco, dopo una probabile migrazione dal sud in un’epoca post glaciale, quando il Golfo Persico era quasi totalmente una palude. A sud secondo alcune teorie si ergevano alcune città di una civiltà proto sumerica, distrutte durante il diluvio e poi ricostruite in seguito nell’attuale Iraq. La civiltà sumera avrebbe posato le prime fondamenta culturali all’incirca nel 5500 a.C. per raggiungere l’apice della civilizzazione intorno al 3500 a.C. per poi cedere il posto ad altre civiltà mesopotamiche come quella babilonese e le altre successive.
Il tutto confermato anche dai Miti analizzati da studiosi come Zecharia Sitchin.
Prove non ancora confutate di una civiltà olocenica
Esistono però prove (ancora non totalmente confutate,) che dimostrerebbero che sarebbero nate altre civiltà in epoche precedenti a quelle mesopotamiche e che alcuni stanziamenti sotto forma di piccole città e villaggi, sarebbero emersi in molte aree del Pianeta. Giusto per fare alcuni esempi: le zone dove si erano formate oasi o vere e proprie pianure verdeggianti nell’odierno Sahara, in Turchia dove è stato recentemente trovato il tempio Göbekli Tepe (che potrebbe essere molto importante nella ricerca di prove dell’esistenza degli Dei) ed i resti di una città che secondo alcuni studiosi è vecchia di 12000 anni in Crimea.
Nella stessa penisola del Mar Nero, si teorizza l’esistenza di piramidi vecchissime e di una civiltà molto antica, ma una mia recente ricerca ha evidenziato che non si trova più alcun materiale di questa scoperta, almeno in rete.
Anche in molte zone dell’India, dove sono in studio molte città o resti di templi sommersi dedicati proprio a queigli Dei considerati alieni. Persino in alcune aree del doppio continente americano dove ai resti sommersi si aggiungono parecchi misteri su civiltà scomparse senza traccia anche in epoche molto più recenti, vedi Maya e Anasazi.
Ciò che oggi ci interessa sottolineare riguarda la possibilità che la prima civiltà olocenica (almeno postdiluviana) possa essersi sviluppata a partire dal 9000-10.000 a.C. a Mehrgarh alle pendici dell’Himalaya, e che tale civiltà aveva la doppia caratteristica inspiegabile della già piena padronanza di coltivazione e allevamento, come se entrambi fossero già conosciuti e affinati da migliaia di anni e non una novità.
Grandi sconvolgimenti climatici e la civiltà olocenica
In seguito a forti sconvolgimenti climatici e cataclismi, dovuti in gran parte a: smottamenti tellurici, inondazioni marine e soprattutto allo scioglimento dei ghiacci perenni pleistocenici dell’ultima grande glaciazione, ovvero i cosiddetti ghiacci Wurtiani, una coltre di ghiacciai perenni ricoprivano l’area montana centro asiatica ed in particolar modo il Tibet, l’Himalaya ed il massiccio del Karakorum, molte aree abitabili del Pianeta sprofondarono quindi nel mare o furono devastate da altre forze della natura e non sono ad oggi più segnate nelle mappe geografiche.
Lo scioglimento dei ghiacci in tutto il mondo infatti portò al graduale innalzamento degli oceani, ed in alcuni casi a vere e proprie inondazioni avvenute nell’arco di pochi giorni (evento accaduto almeno in tre occasioni dalla fine dell’era glaciale) con la conseguenza della sommersione di vaste aree precedentemente emerse e probabilmente anche abitate; questi eventi vengono ricordati in alcuni casi (pressoché in tutte le culture di una certa grandezza) come grandi inondazioni e diluvi universali che hanno sommerso intere città costiere.
Uno scenario apocalittico
In questo scenario apocalittico, cominciato tra 32.000 a.C. e 25.000 anni a.C. con alcuni alti e bassi di disgelo e aumento della calotta glaciale, si assistette ad un rapido scioglimento dei ghiacci perenni tra il 12.000 a.C. e il 5000 a.C., epoca in cui si concluse lo scioglimento glaciale dei ghiacciai centro asiatici e si formò la linea costiera globale così come la conosciamo oggi; da quel momento partirono le prime civilizzazioni in tutto il mondo.
Secondo le mappe oceanografiche, le date del 25.000 a.C., 16.000 a.C. 10.500 a.C. (data molto ricorrente negli ambienti dell’archeologia e la storia di confine), 9000 a.C., 7000 a.C. e il 5000 a.C., di cui la seconda, la terza e la quinta sarebbero quelle di maggiore rilievo, sono date possibili di grandi inondazioni.
All’interno di questo ciclo è possibile individuare la formazione o la riapertura di sette grandi fiumi dell’Asia le cui acque cominciarono ad affluire in modo più massiccio proprio in seguito allo scioglimento dei ghiacciai glaciali trattenuti, secondo i veda, dal drago di ghiaccio Vrtra (la morsa di ghiaccio), che bloccava le acque dei fiumi delle montagne, ed in particolar modo uno dei più grandi di questi, che era totalmente asciutto all’epoca della civiltà di Mehergarh, così come lo è oggi, il fiume Sarasvati.
Il Fiume del Drago, la civiltà olocenica e i Mehrgath
Questo grandissimo fiume di cui si parla nei Veda della cultura Indi, fu all’origine della formazione della civiltà Indo-Sarasvati, che costruì un grande impero formato da rigogliose e avanzate città, fiorite probabilmente in contemporanea a quella sumera se non addirittura 2000 anni prima; l’apice sociale, culturale e architettonico di questa civiltà raggiunse il suo massimo tra il 2500-2000 a.C. nelle città (finora trovate) di Harappa e Moenjo-Daro. Vedi anche il video a seguire.
Queste due città che si trovano nell’attuale Pakistan e possedevano canali di distribuzione dell’acqua e di scolo delle acque sporche pressoché in tutta la città, strade lastricate -che nulla hanno da invidiare a quelle di epoca romana-, una vasca o piscina centrale del culto -paragonabile ai bagni pubblici di epoca romana-, case costruite in mattoni (quasi sempre cotti al sole o nei forni) con misure standard e di fattura eccellente, la presenza di forni (anche per la fusione e la lavorazione dei metalli), ecc., erano quindi avanzate almeno quanto quelle romane, ma oltre 2000 anni e forse addirittura 5000 anni prima.
Il mistero della decaduta e distruzione delle città della valle dell’Indo
In queste città però troviamo anche alcune cose molto misteriose, per esempio in una di esse c’è un vero e proprio porto, che troverebbe logica spiegazione soltanto se realmente la città si fosse trovata sulle rive di un fiume come il Sarasvati, le cui sponde -sempre secondo il Rig Veda- erano per gran parte del corso lontane anche alcuni kilometri, rendendo il fiume di fatto perfettamente navigabile.
Un’altra stranezza delle città, risiede nella loro totale disfatta; approfondiamo quindi questo argomento. I testi storici più vecchi del 1998 (anche se alcuni ancora oggi non si sono aggiornati) indicavano con assoluta certezza (senza alcuna prova a carico), che la civiltà indo-ariana (ipotizzata in seguito ad una presunta invasione militare del popolo ariano dalle montagne dell’Iran), conquistò una dopo l’altra le città indiane, incluso le grandi città commerciali del Pakistan, fondando quindi la prima cultura indo-Ariana nel 2500 a.C., con la distruzione ed il saccheggio delle città di Harappa e di Moenjo-Daro.
Un ammissione che gli occidentali non possono accettare
La tesi che si tratta va della prima civiltà olocenica, quindi post diluviana, fu elaborata dagli studiosi europei e americani che non potevano ammettere l’esistenza di una civiltà orientale precedente a quella sumera (quindi di origine indoeuropea), perché avrebbero dovuto sminuire l’importanza storica di popoli come quelli della Mesopotamia (che hanno in comune moltisismo con i popoli europei); ammettendo che questi non sarebbero stati la prima civiltà al mondo (in pratica la stessa cosa della scoperta delle Americhe secondo gli Europei, fatta da un europeo, ma in realtà già conosciute sin dall’epoca degli Egizi e forse prima) cambierebbe il paradigma di concezione della civiltà occidentale come la culla della cultura.
Dopo gli scavi archeologici
Oggi in seguito a numerosi ritrovamenti archeologici della civiltà olocenica, a studi controtendenza e soprattutto a prove scientifiche che riguardano: da una parte proprio lo scioglimento glaciale, le inondazioni, la formazione di nuovi fiumi, l’inabissamento di vaste aree del Pianeta (si parla addirittura del 13 % delle terre emerse, in alcune aree il 30%) e ad altre prove come i rilievi idrogeologici, geologici, oceanografici, ecc., e naturalmente anche dalla mancanza di prove dell’esistenza di un popolo ariano e di un’invasione militare dei territori dell’odierno Pakistan e dell’odierna India a loro opera.
La tesi ariana è ufficialmente decaduta già da decenni, ma i testi continuano a parlarne come storia, anche se solo in parte, qualcosa di vero ineffetti c’è, ma è l aprovenienza di questo popolo che viene messa in discussione, che fa quindi cambaire ogni cosa. In effetti, non esiste prova di alcun tipo che questo popolo sia originario dell’Iran. Quindi la tesi ariana che è decaduta nel 2000 anche se ancora qualche archeologo si ostina a sostenerla, andrebbe rivista, rielaborata ed infine veirificata in ogni suo nuovo aspetto ed in ogni scoperta che lo riguarderebbe.
Altre prove per l’ipotesi di una cultura post glaciale nell’Oceano indiano ed altrove
Appurato ciò, sono emerse ulteriori prove a supporto della tesi della civiltà post glaciale, come per es.:
- L’esistenza di monumenti e città sommerse anche a oltre 25 metri di profondità in varie zone del mondo (principalmente intorno all’India, al Giappone, alle Bahamas e nel Mediterraneo). Seppur spesso non precisamente databili, questi ritrovamenti hanno retrodatato di migliaia di anni in diverse aree del Pianeta il teorico inizio della civilizzazione rispetto alla civiltà sumera.
- Alcuni stanziamenti costieri indiani, hanno fatto sorgere il dubbio, che in loco, si trovasse addirittura una etnia pre-diluviana. Un’importante città sommersa nelle Indie è per esempio la città Dwarka ricostruita più volte in epoche diverse proprio in seguito a cataclismi, che hanno a fasi alterne, portato sott’acqua (o nuovamente in superficie) alcune aree della città che in un’epoca pre-diluviana (26000 a.C.) si sarebbe trovata addirittura a 100 km dalla costa (50 km nel 9000 a.C.).
- Le origini di questa città costruita (secondo la tradizione vedica) da Krishna in persona prima della sua morte (3102 a.C. corrispondente all’inizio del Kali Yuga), parlano di una fondazione di essa, sopra le rovine di una città preesistente chiamata Kususthali, fondata a sua volta da un avo dello stesso Krishna in un’epoca antecedente di 2000-3000 anni.
- L’esistenza di questo nucleo più antico della città è ipotizzato dagli studiosi dell’“Istituto Nazionale di Oceanografia indiano” e dal ricercatore indipendente Graham Hancock, che la farebbero risalire all’incirca al 5.500-7.000 a.C. in seguito ad alcuni ritrovamenti monumentali a largo delle coste del Bengala.
La città di Moenjo Daro
Un mistero poco discusso sulla fine delle città Indo-Sarasvati riguarda la storia di Moenjo-Daro, città che secondo alcuni studi condotti sin dagli anni 60 sarebbe stata distrutta da un’esplosione nucleare o similare, avvenuta a pochi metri dal suolo e che avrebbe lasciato chiari segni della sua devastazione.
A tali prove farebbero seguito per esempio il ritrovamento di oggetti cristallizzati e corpi umani carbonizzati i cui stampi (che ricordano quelli di Pompei) sono tutti raggruppati in un solo edifico, come se i residui abitanti dell’intera popolazione cittadina si fossero rifugiati lì dopo che tutti gli altri avevano lasciato preventivamente il luogo. Leggi anche quest’articolo a seguire.
Al contrario, non ci sono al suo interno segni di battaglie, saccheggi o quant’altro, (fattori usati per appoggiare la tesi ariana). La fine di questa città e la sua cultura, sono un mistero ancora oggi, ma una cosa è ormai certa e si è palesata agli studiosi: esistono resti di città più vecchi di quelle dei sumeri, città altrettanto evolute (o forse più) contemporanee all’epoca Babilonese in varie parti del mondo, prove non trascurabili di insediamenti di popoli, che conoscevano perfettamente l’agricoltura e l’allevamento già nel 9000 a.C. in Turchia e vicino all’Himalaya.
Conclusioni
Esistono prove che le terre emerse sono diminuite costantemente con la fine della glaciazione (inghiottendo in alcune aree del Pianeta centinai di km di coste con tutto ciò che c’era, incluso probabili città e monumenti) e lasciando alla civiltà olocenica meno zone coltivabili, arabili, pascolabili ed utilizzabili vicino al mare.
Forse a questo punto la storia sarebbe in gran parte da riscrivere, forse gli stessi sumeri discendevano da altre popolazioni, magari asiatiche, forse la civiltà esisteva già prima del diluvio universale, d’altronde ammettere l’improvviso fiorire di città architettonicamente progettate, dell’agricoltura, dell’allevamento, dell’ingegneria navale, ecc., ci porterebbe verso tesi molto più azzardate e meno accettabili dall’establishment archeologico-storico come quelle della paleo-astronautica ed il contatto con civiltà extraterrestri.
D’altra parte in tutte le antiche città dell civiltà olocenica e successive, si veneravano Dei-alieni provenienti sempre dagli stessi posti: Sirio, Orione, Pleiadi, Drako, ecc.. o dal sottosuolo come gli uomini formica degli Hopi. Vedi anche il video e l’articolo a seguire entrambi a tema Hopi, ma complementari.
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