Tori sacri e gli Dei delle antiche civiltà
I tori sacri e le figure antropomorfe con la testa di toro, sono una infinità nelle mitologie e nella storia. Ho voluto ripescare ed aggiornare questo articolo, che reputo un ottimo lavoro.
Minoici e Greci
Raramente sentiamo parlare della civiltà Minoica, ovvero della più grande civiltà europea contemporanea al periodo egizio. Questa civiltà sviluppatasi nell’isola di Creta nel bacino del Mediterraneo, probabilmente non era originaria del posto. Da essa, almeno in gran parte ha avuto evoluzione la civilizzazione ellenica, se non altro da un punto di vista culturale. Questo cominciò di fatto, dopo che l’isola fu invasa e conquistata dai Dori, che in linea di massima, erano ancora quasi dei barbari.
Sappiamo dalla storia, e dai ritrovamenti archeologici, che essa era la civiltà (attualmente conosciuta) più avanzata in fatto di navigazione, produzione di vasellame e commercio. Abbiamo saputo anche, che fece costruzioni grandiose come il palazzo ed il labirinto di Cnosso (la sua capitale). Sappiamo anche, che in questa civiltà aveva un ruolo importante il toro sacro, ovvero una razza di tori legati a maglie strette alle divinità. Pertanto, anch’essi, erano ritenuti semi divini. Purtroppo ciò che si sa riguardo a questi tori è veramente poco e le scarse notizie pervenuteci provengono da pitture e sculture.
Le corna tra mito e potenza
Nel mondo animale le grandi corna simboleggiano forza, orgoglio e virilità. Vediamo per esempio: Cervi, Stambecchi, Alci, ecc.. Nell’antichità i regnanti, valorosi, i condottieri e i guerrieri venivano raffigurati spesso con questi ornamenti sul capo, che erano emblema di potere ma anche di discendenza divina.
Insieme alle corna un altro elemento interessante sono le ali, ma le vedremo in caso in un altro articolo. Basti pensare ad Alessandro Magno, che quando arrivò in Egitto da vincitore nel 333 a.C., venne incoronato con delle corna d’ariete. Lo stesso accadde a Pirro che portava un elmo con delle corna per dimostrare la sua origine divina. Cosa che indirettamente avalla la mia tesi. Orazio e Tibullo cantavano le «corna d’oro» di Bacco e a Roma vi era la famiglia dei Cornelii.
Una teoria riporta le origini di tali usanze alla mitologia. Quindi la mia tesi è una rivisitazione in chiave “moderna” di antichi miti e leggende. Si narra che Poseidone mandò a Minosse re di Creta, un toro bianco, affinchè quest’ultimo lo sacrificasse sull’altare del dio. Ma Minosse lo ritenne troppo bello, e sacrificò un altro toro. Poseidone per vendicarsi fece innamorare perdutamente del toro la moglie del re, Pasifae. Quest’ultima colta da ardente passione per l’animale e desiderando ardentemente di unirsi ad esso, chiese aiuto a Dedalo, che viveva in esilio a Cnosso.
Dedalo costruì una vacca di legno cava nella quale Pasifae potè alloggiare. Il toro si accoppiò con la finta vacca e da questa unione nacque il Minotauro, creatura mostruosa con la testa di toro ed il corpo umano, che ricorda le divinità antiche di Sumer e personaggi dell’epopea di Gilgamesh.
Tutti i cretesi a conoscenza del tradimento di Pasifae si dilettavano a mostrare le corna a Minosse.
Popoli e riti della Valle dell’Indo
Perché accentuo proprio il discorso sui tori di questa civiltà e non altre cose importanti, vi domanderete? Semplice, perché leggendo Immanuel Velikovsky nel suo secondo testo “Mondi in Collisione 2” (dove l’autore spiega le prove, che suffragano le tesi del primo volume), ho scoperto che il culto dei tori, era presente anche nei popoli della valle dell’Indo (Moenjo Daro e Harrappa). In particolare, furono ritrovati sigilli raffiguranti i giochi con essi protagonisti insieme ad atleti, molto simili a quelli delle pitture cretesi.
Dopo attente riflessioni che mi hanno fatto pensare al culto dei tori dell’antico Egitto e ai racconti di Platone su Atlantide, che parlano di tori sacri, ho pensato che ovviamente c’è una quasi certa comune origine del culto dei giochi con questi animali e di altre cose legate ad essi.
Fonti mesopotamiche
Da fonti mesopotamiche di epoca sumera, babilonese, ittita, e da fonti (anche se più rare) egizie, caldee della Grecia, romane, attiche (zona dell’Asia Minore), indoeuropee, ecc., sappiamo che gli Dei, spesso (soprattutto i principali), indossavano elmi con le corna o copricapi raffiguranti teste di animali.
Sappiamo anche, dalle tesi elaborate da Zecharia Sitchin e da altri studiosi sulle teorie degli Dei alieni, in particolar modo degli Annunaki mesopotamici e dei Nefilim biblici (di cui ci parla ancora meglio Mauro Biglino), che questi erano spesso guerrieri. Inoltre, spesso, essi ricoprivano ruoli di comando in battaglia, facendosi guerra tra loro. Talvolta usavano armi di distruzione di massa, che devastavano città ed eserciti di centinai di migliaia di uomini.
Sembra che si stia parlando di fantascienza o di romanzi fantastici, ma non è così. In effetti conosciamo le parole “Shem” e “Vimana” che indicano i Carri Volanti degli Dei delle culture israelita e ariana. Parole con lo stesso significato le troviamo nelle culture di Cina, Giappone, Siam, Corea, Russia. Le troviamo anche in antiche civiltà come quelle Maya, Azteca, Inca, Greca, Romana, Egiziana, Celtica, in molte tribù lapponi, nelle popolazioni amerinde ed in tante altre ancora.
Descrizioni di eventi celesti riconducibili a Dei su carri volanti in carne ed ossa, che schierano i propri eserciti e scendono sul campo di battaglia tra gli uomini, sono seconde per quantità soltanto a gli eventi che vedono questi Dei abitare nei templi a loro dedicati. Questi esseri spesso giganti, vivono nelle città ad essi consacrate. Nei miti di mezzo pianeta, ma soprattutto in quelli scritti in sanscrito antico, in sumero e dai racconti di epoca Edo (Giappone) e dell’antica Cina imperiale e pre-imperiale, possiamo evincere che le battaglie (soprattutto in cielo) erano ordinarie e riconosciute da tutti i popoli.
Gli dei e le lunghe corna
Ritorniamo alle figure degli Dei che al momento sono di nostro interesse, ed approfondiamo il legame con il culto dei tori sacri, e ciò che ovviamente ho concluso.
Qui entriamo nella pura ipotesi, che non può (almeno per il momento) ricevere prove definitive a supporto. Poniamo caso che i famosi Annunaki di Sitchin, siano veramente una razza aliena divinizzata dagli umani (cosa, che io credo fermamente). Ovviamente non conosciamo nulla della cultura originale di questi guerrieri provenienti da un presunto pianeta X.
Tutte le grandi civiltà post diluviane però, sarebbero nate dalla divisione in territori distinti e separati della superficie abitabile del pianeta. Per fare qualche esempio le Indie toccarono ad Ishtar-Inanna, l’Egitto a Marduk, la Mesopotamia a Ninurta, ecc..
Sappiamo anche che per qualche ragione, le divinità principali (che sono sempre le stesse in tutte le culture dei popoli mondiali precedenti al monoteismo), cominciarono una sorta di migrazione in vari posti del pianeta. Potremmo addirittura sostenere, che dove essi si fermarono a vivere (dove quindi furono creati i grandi templi ad essi dedicati), nacquero le altre grandi civiltà. Facciamo qualche esempio di queste civiltà: Minoica, Micenea, Celtica e probabilmente anche quelle da cui ebbero origine le più famose culture mesoamericane (per fare qualche esempio a tal riguardo basta ricordare gli Olmechi ed i Nazca).
Gli Dei del Pantheon mondiale
Tutti gli Dei del Pantheon sono raffigurati nella stessa medesima maniera, con barbe, carnagione bianca, occhi chiari, alti almeno il doppio degli uomini, possenti, e con elmi cornuti. I figli semi umani di queste divinità (per esempio nell’antica Grecia ed in particolar modo nell’isola minoica) venivano raffigurati mentre cavalcavano i tori sacri o ad essi consacrati, ed armeggiavano o facevano esercizi ginnici sopra gli stessi.
Adesso, immaginiamo che questi guerrieri divini dovessero andare in battaglia senza le loro tecnologie per ragioni a noi incognite, o forse per semplice passatempo. Ricordiamoci che Marte è il Dio della Guerra, Atena della strategia militare, Zeus, Apollo, Poseidone e Diana erano guerrieri incredibili e tutti avevano partecipato alla sconfitta dei Titani.
Questi ultimi, a sua volta guerrieri, volevano spodestare i legittimi Dei, fatto che in pratica ricorda molto gli eventi dei seguaci ribelli di Enki delle tavolette di argilla in cuneiforme.
Ogni Divinità aveva una potentissima arma personale di distruzione e carri volanti o sottomarini per i loro viaggi, ma li usavano entrambi molto raramente in battaglia.
Quindi gli Dei si affrontavano con i loro eserciti in mezzo agli umani adottando le strategie di battaglia umane. Forse però, sarebbe più opportuno dire che è l’esatto contrario. Gli umani adottarono le strategie di guerra degli Dei. Il cavallo di certo non sarebbe stato un animale adeguato ad essere cavalcato da un Dio, le dimensioni doppie di un Annunaky rispetto ad un uomo lo avrebbero infatti reso inutile. L’unico animale addomesticabile capace (forse) di sopportare il peso di uno di essi, erano proprio i tori sacri.
Il Bue Api come un cavallo
Basandoci sulle tombe dei buoi Api dell’Antico Egitto e sulle pitture dell’isola di Creta; possiamo dedurre che i tori sacri erano più grandi di quelli, che oggi vediamo normalmente negli allevamenti. Essi erano animali di dimensioni veramente incredibili. In alcune leggende omeriche si parla persino di tori robot a vapore (quindi meccanici) alti più del doppio di un uomo. Giusto per fare un esempio, il toro meccanico, fu sconfitto da Giasone (il comandante degli Argonauti), che guarda caso è un semi-Dio perché nipote di Poseidone (Dio di Tiro e dei Mari -praticamente l’Enky sumero-).
Se gli Dei usavano i tori sacri come cavalcature da battaglia, è possibile che la sconfitta di uno di essi (visto che tra Dei non si uccidevano), fosse ricordata proprio con l’abbattimento della bestia sacra consacrata alla divinità perdente. Pertanto risulta probabile che si facesse un calco della sua testa, che diveniva a sua volta, copricapo per il Dio vincitore.
dei cedri Humbaba.
In effetti quest’affermazione che sto facendo, non sarebbe completamente infondata, sappiamo per certo, che in molti culti antichi di civiltà ormai scomparse come gli Egizi, i Celti ed i Macedoni c’era l’usanza di realizzare le maschere d’oro ricavate dai calchi dei volti dei grandi eroi e grandi re defunti. Forse questa usanza potrebbe aver avuto origine da una ancora più antica? Secondo me, sì. In ogni caso, un altro esempio lo troviamo presso i Normanni, che raffiguravano i loro grandi condottieri con elmi cornuti. Questi avevano principalmente scopi mistici e di dimostrazione di rango e potere. In questi casi dunque non venivano usati in battaglia.
Gli elmi cornuti
Lo stesso accadeva per i vichinghi i cui Dei norreni avevano tutti ali e corna nei propri elmi, esattamente come negli Dei greci e romani. Nelle cerimonie di tutti i popoli del mondo con una cultura ancora tribale, i copricapi sono simbolo di potere, divinità, fama e potenza, spesso raffigurano la vittoria sul male, sui demoni, sugli spiriti malvagi, ecc.. Nei grandi imperi americani pre-colombiani per esempio era normale, che gli uomini prendessero le sembianze simboliche di un Dio. Era altrettanto normale, che questo venisse fatto utilizzando pelli di giaguaro, acconciature di piume di uccello ed addirittura creando le sembianze di animali quali il falco, l’aquila, il condor e tanti altri, usando parti dei loro corpi.
Le tombe dei buoi Api
Se andiamo nel Serapeum a Saqqara (Egitto), troviamo molte tombe sacre ad i tori sacri o Buoi Api, definiti i tori neri. Come abbiamo detto prima, le dimensioni di tali tombe dimostrerebbero, che si trattava di animali davvero grandi (almeno una volta e mezza le dimensioni di un toro moderno).
Nelle immagini rappresentanti questi tori, li vediamo sempre decorati da un disco solare tra le corna (simbolo per eccellenza degli Annunaki). La stessa decorazione la ritroviamo tra le corna del toro d’oro forgiato dagli esuli ebrei dopo la fuga d’Egitto, almeno secondo i diversi testi sacri che parlano dell’esodo: forse una rimembranza del culto Api o un ricordo degli antichi Dei?
La legenda del minotauro e quella di Marduk a confronto
Un’altra stranezza di epoca minoica e tramandata in molte culture e mitologie, è quella del Minotauro. Ma se non fosse stato un mito? In effetti i resti del presunto labirinto in cui il mezzo umano fu segregato sono stati trovati. Poniamo il caso che in realtà esso fosse un umano gigante, in pratica un Dio o un semi-Dio, e che la caricatura simbolica della testa di toro, che gli si affibbia identificasse semplicemente, che era figlio del Dio (Enki o Enlil), che portava sul suo capo l’elmo cornuto.
Poniamo il caso che questo presunto Dio o semi-Dio dovesse essere segregato in un luogo da cui non si poteva uscire. La faccenda, in qualche modo, ricorderebbe la ribellione di Marduk (figlio maggiore di Enki), che perdendo una battaglia con i figli di Enlil (in particolar modo contro Ninurta il grande condottiero), fu rinchiuso nelle segrete di un tempio usato come punto di riferimento per la navigazione aerea.
E se il monumento in questione non fosse stato la grande piramide di Cheope come dice Sitchin, ma il palazzo di Minosse? E se la camera dove Sitchin pensava si trovasse rinchiuso Marduk, non fosse stata la camera dei re della piramide, ma fosse stato il labirinto delle segrete del palazzo cretese crollato su se stesso, forse durante un cataclisma o una battaglia distruttiva?
Ribadisco, che si tratta di mie ipotesi, ma invito tutti a riflettere sui collegamenti che ho tracciato. Questi, sono solo la punta di un iceberg. D’altra parte sempre secondo Sitchin, il bestiame d’allevamento e l’allevamento stesso sono stati introdotti dagli Annunaki. Questo sarebbe avvenuto direttamente dal loro mondo natale “Nibiru”. Pecore, capre e mucche sarebbero quindi state importate dal loro pianeta.
Simbologia
Poniamo caso che ciò possa essere vero, forse i buoi Api ed i tori sacri erano un potente simbolo del loro mondo, e forse gli stessi animali provenivano da esso. Non dimentichiamoci comunque la simbologia, essa ci impone di soffermarci su una costatazione tanto logica quanto fondamentale, tutte le culture, che hanno vissuto almeno parte della loro storia nell’era del toro, raffiguravano in qualche modo i tori o li divinizzavano. Anche se sembra semplicistico, alla fine è una spiegazione plausibile e elementare, che porta ad avere un collegamento con l’allineamento delle costellazioni ed il movimento precessionale. Ma siamo davvero certi che sia il vero motivo o il solo?
Il Dio Cernunnos dei Celti e della Val Camonica
Sulla Roccia n. 70, che costituisce una piccola porzione di roccia posta a valle della Roccia n. 71, è incisa una figura di grandi dimensioni, interpretata da alcuni come il dio Cernunnos. Accanto ad esso, forse un personaggio in atteggiamento di preghiera (orante).
Il Dio ha corna di cervo sulla testa come in genere è per le sue varie raffigurazioni. Al braccio destro sembra che porti un’armilla (bracciale). Nella mano invece, sembrerebbe che impugna un coltello. Nel mondo celtico transalpino tarde raffigurazioni mostrano il Dio seduto a gambe incrociate, con armille e coltelli e circondato da animali domestici e selvatici. Una celebre immagine del dio Cernunnos è raffigurata sul calderone di Gundestrup (Danimarca), databile alla prima metà del I sec. a.C.
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